La "normalità" che uccide: recensione

Venerdì 7 ottobre 2016 si è tenuta presso l’Auditorium Modigliani di Padova la conferenza intitolata La “normalità” che uccide.

Raffaele Morelli e Ivano Spano si sono confrontati sul tema della “normalità” intesa come attuale inclinazione a considerare la propria persona all’interno di confini socialmente condivisi. Morelli ha esordito con un assioma personale secondo il quale “ciascuno di noi è un modo unico di stare al mondo” e ha guidato gli ascoltatori in un viaggio alla scoperta di sé: per prima cosa ha interpellato il silenzio inteso come strumento di avvicinamento alla propria anima. Da qui, un silenzio che offre la possibilità di guardare la propria anima considerando di volta in volta ciò che c’è, senza giudizio e pregiudizio, senza lotta quindi. Un silenzio capace di accogliere le emozioni come energie che vengono a trovare l’animo umano.

Attraverso la pratica dell’immaginare le emozioni Morelli ha poi suggerito l’accostamento dell’immagine all’energia: trasformando in immagine ciò che ci emoziona entriamo in un campo energetico diverso che unisce ciò che conosciamo a ciò che misconosciamo. L’emozione che disturba (e che tendenzialmente allontaniamo col giudizio) attraverso l’immagine entra in contatto con la nostra parte energetica e così ciò che era “campo energetico rifiutato” diviene accoglienza del disagio ovvero, secondo il terapeuta Morelli, guarigione. Ogni disturbo è quindi un modo di essere nel mondo, il proprio emblema che conduce ognuno di noi alla strada di casa.

In questo senso l’alienazione è la spinta sociale alla normalità, a essere cioè “altro da se stessi”. Qui il professor Spano ha messo in luce un passaggio della cultura contemporanea che va dal senso di colpa alla vergogna. Il senso di colpa nasce da “qualcosa che si è fatto”, mentre la vergogna da “qualcosa che si è”: in una società in cui l’essere si misura col fare, ogni esperienza si definisce, si cristallizza e muore fine a se stessa. La conseguenza di ciò pare una cultura che è più simile all’ideologia perché conservativa e non in grado di abitare la dialettica delle esperienze.

Alla conferenza, a causa di un imprevisto, è mancato l’atteso intervento della fenomenologa Maria Armezzani.

Recensione di Anna Galetti, per l'associalzione culturale "Il Cerchio Olistico"

A seguire il link alla pagina dell'evento tenutosi venerdì 7 ottobre 2016:

Raffaele Morelli
La normalità che uccide

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